Secondo quanto riporta lo scrittore Matthew Ackerman, il proibizionismo è la peggiore soluzione possibile che possa esistere in merito alla canapa. E, per convincere anche i più conservatori, ha reso pubbliche alcune argomentazioni, che pubblicheremo di seguito.
Ad esempio, lo scorso novembre oltre il 75% degli elettori del Mississippi ha votato a favore della legalizzazione della canapa terapeutica. A febbraio, invece, il Senato dell’Alabama ha approvato un disegno di legge sulla legalizzazione per il terzo anno di seguito. Dei quattro stati confinanti con lo stesso Alabama solo il Tennessee ancora considera illegale il possesso di marijuana. Più di 128 milioni di americani ora vivono in questi stati, inclusi New Mexico, Michigan, Massachusetts e Virginia, e quasi 224 milioni vivono in stati che hanno legalizzato l’uso della marijuana medica.
Inoltre, secondo un sondaggio dell’aprile 2021, oltre il 90% degli americani (e oltre l’80% di coloro che si definiscono politicamente conservatori) sono a favore della legalizzazione in un modo o nell’altro, con il 60% a favore della legalizzazione. Questo dovrebbe spingere i leader di destra a rivedere il loro approccio ostile alla marijuana e a vedere la fine del divieto statale sulla canapa come una buona politica e un’incarnazione dei principi conservatori fondamentali.
Per circa un secolo, i più grandi eccessi del governo sono stati simboleggiati dal divieto di vendita e consumo di alcol, che ha portato ad un emendamento costituzionale approvato e abolito in meno di quindici anni. Nel modo peggiore, gli Stati Uniti hanno appreso che i costi per far rispettare il divieto di alcol (aumento della violenza delle bande, del traffico e dell’aggressione da parte delle forze dell’ordine) superavano di gran lunga i benefici (riduzione del consumo di alcol e dei suoi mali sociali associati).
Ma, lontano dall’imparare tale lezione, i proibizionisti hanno semplicemente spostato la loro attenzione sulle droghe. Si spera che tale condizione possa variare presto, per una maggiore serenità sociale e vivibilità civica.