Le discussioni politiche sul tema della marijuana hanno generato nel nostro Paese molta confusione, anche per ciò che concerne i termini da utilizzare.
L’italiano medio fa ancora confusione tra CBD e THC, tra marijuana, cannabis e canapa, tra effetti psicoattivi e effetti non psicoattivi, tra usi medici e utilizzi ricreativi.
Fortunatamente la legislazione è andata un po’ oltre la mediocrità e nel gennaio del 2017 è entrata in vigore la legge 242 che prevede la libera produzione e vendita di prodotti a base di CBD, ovvero di marijuana light.
Questo mercato di marijuana leggera, con livelli residuali di THC, è cresciuto in maniera esponenziale.
Proprio seguendo l’esempio americano l’Università La Sapienza di Roma, presso la facoltà di Scienze politiche, sociologia e comunicazione, a fine 2019 ha creato un laboratorio che ha sicuramente riscosso molta attenzione: “Analisi socio-economica del mercato della cannabis”.
Un laboratorio che fa parte del corso di laurea magistrale in scienze sociali applicate e che viene presentato e condotto da personale particolarmente competente in materia.
Anche all’Università degli Studi di Padova è stato creato un master, tenuto dal Dipartimento di Neuroscienze, che si concentra sulla ricerca finalizzata all’uso della cannabis sativa in ambiti farmaceutici, medicinali, agroindustriali e alimentari.
E’, così, evidente che qualcosa sta cambiando anche nella percezione italiana della marijuana: non più una pianta da condannare ma una risorsa da sviluppare nei termini di legge.
L’Associazione europea canapa industriale ha fornito una valutazione per quanto riguarda il mercato europeo del CBD per uso farmaceutico: circa 2 miliardi di euro.
Stiamo dunque parlando di un fenomeno enorme che ha la necessità indiscutibile di creare professionisti preparati che sappiano operare nel settore con conoscenze specifiche.